UNRAE AL GOVERNO: SERVONO INCENTIVI STRUTTURALI E PLURIENNALI

Immatricolazioni, elettrico e mercato Italia: c’è bisogno di un salto di qualità

E sulla fiscalità necessaria revisione in favore delle nuove tecnologie . Parla il Presidente Michele Crisci

Tornato a crescere il mercato dell’auto a giugno con 160.046 immatricolazioni (+15%) grazie agli incentivi, terminati però in nove ore. Una misura insufficiente? In che direzione dovremmo andare guardando al medio e lungo periodo?

“Da un punto di vista numerico assoluto, il quadro resta positivo, nonostante il -13% registrato ad agosto rispetto all’anno scorso, con un totale nei primi 8 mesi del 3,5%. Per quanto riguarda gli incentivi, con riferimento alla fascia 0-20 relativa all’elettrico, purtroppo sono terminati nel giro di poche ore. Un fenomeno causato dall’annuncio precoce già a febbraio scorso con l’effettiva erogazione solamente il 3 di giugno. Quindi cosa è accaduto? Il pubblico è andato in concessionaria quasi prenotando le vetture pur senza sottoscrivere un contratto per poi finalizzarlo all’apertura della piattaforma. Il risultato? 25 mila nominativi tra privati e aziende hanno eroso il fondo in poche ore. Fondo peraltro inferiore (210 mln) rispetto a quanto annunciato (240-250 mln). 

Chiaro che non si fanno così gli incentivi, l’abbiamo detto e ribadito. L’erogazione che arriva dopo mesi dall’annuncio non è un sistema che può funzionare perché crea un avvallamento di domanda nel periodo di attesa. Un sistema che in gergo chiamiamo ‘stop and go’ che crea problematiche dalle forniture agli approvvigionamenti in fabbrica. Gli incentivi vanno strutturati in maniera pluriennale e in modo tale che i fondi siano capienti. Fare le cose senza efficacia non ha senso. Pensiamo anche a un sistema incentivante sul fronte della fiscalità dell’auto, ferma agli anni Settanta. La fiscalità può essere utilizzata in favore delle nuove tecnologie e delle auto meno emissive con risultati straordinari. Il modo per farlo bene c’è. Ci avviciniamo ora alla legge di bilancio e ci auguriamo che nei prossimi tre anni avremo degli incentivi e un sistema fiscale più strutturato.”

Foto auto elettrica → shutterstock_2464612645.jpg

Una crescita che prosegue anche a luglio (+4,7%). Quali sono le previsioni di Unrae per i prossimi mesi e per il 2025?


“Partiamo dalle immatricolazioni totali. Per quest’anno abbiamo dovuto ritoccare un po’ al ribasso, 1.620.000 circa, dato l’outlook dello scenario finanziario ed economico non particolarmente positivo – continuano le tensioni a livello internazionale, si avvicinano le elezioni negli Stati Uniti. Questa debolezza dei mercati influisce anche sulla fiducia dei consumatori, non particolarmente frizzante. All’interno del mercato, poi, le quote delle nuove tecnologie, specificamente elettrico e plug-in hybrid, stanno soffrendo o perlomeno sono piatte. Nonostante gli incentivi abbiamo creato grande interesse, seppur limitato nel tempo e nei numeri, crediamo che a fine anno il mercato elettrico non sarà superiore a quello dell’anno scorso, in termini percentuali rimane intorno al 3,5-4%, molto lontani dai grandi mercati europei. L’Italia continua quindi a essere l’ultimo paese in termini di penetrazione dell’elettrico.”


Nonostante questo salto ancora non ci sia, il settore automotive è oggi fortemente legato alla transizione energetica. Come Unrae ribadite da tempo la necessità di revisione del trattamento fiscale. Come e a chi è rivolto? Sono misure che favorirebbero il passaggio all’elettrico?


“Abbiamo fornito al governo punti molto dettagliati specificamente su due aree. La prima è la riduzione dei costi delle auto aziendali e la seconda è la detrazione dell’iva. Il nostro suggerimento al governo è provare a scaglionare la detrazione dell’iva in ragione inversa rispetto alle emissioni, portando, per esempio, al 100% la detrazione per le auto elettriche, al 70% per le ibride plug-in e lasciandola al 40% per tutte le altre. Questo creerebbe una scalinatura di favore e il vantaggio fiscale sarebbe enorme. 

Una scalinatura che possiamo applicare anche sui costi d’acquisto e di utilizzo dell’auto, in favore delle auto di ultima generazione. Un sistema vantaggioso per l’ambiente e per lo sviluppo di questo tipo di motorizzazioni con il conseguente rafforzamento della produzione nel Paese. La produzione in Italia aumenta se il mercato crea le condizioni: la produzione sul territorio non può essere solamente rivolta al mercato estero. Un mercato Italia che si spostasse velocemente verso le nuove utilizzazioni favorirebbe un incremento della produzione. Alla luce di tutto ciò la revisione della fiscalità appare urgente. È chiaro che comporta dei costi a causa dei minori incassi di iva, ma è altrettanto chiaro che prima o poi un governo deve prendersi la responsabilità di affrontare dei costi per andare incontro alle opportunità che la transizione offre.”



Italia-Cina: siglato il memorandum d’intesa dedicato alle auto elettriche. Cosa cambia ora?


“Ci sono molte aree di interesse. Prima di tutto, la possibilità di attrarre produttori cinesi in Italia. Questo implica creare condizioni favorevoli per chi vuole aprire impianti in Italia o subentrare in impianti preesistenti. Altri paesi europei, come Polonia, Ungheria, Slovacchia e Spagna, offrono notevoli vantaggi quali l’annullamento dei costi di energia o una fiscalità di grande favore sulla manodopera. È evidente che l’Italia, per attrarre davvero i produttori esteri, deve presentare vantaggi a livello di costi, che non possono essere superiori agli altri paesi europei. 

In secondo luogo, bisogna capire come favorire la commercializzazione tra i due Paesi. Attività ostacolata, oggi, dai dazi a livello europeo e per cui l’Italia tende invece a favore. Ma, nel mercato globale, non si può pretendere di prendere decisioni unilaterali senza conseguenze. Se l’Europa introduce dazi sulla produzione elettrica cinese è debito aspettarsi una reazione da parte della Cina. E attenzione perché la Cina rappresenta non solo il più grande mercato mondiale, ma oggi con circa 30 milioni di vetture prodotte ogni anno è il più grande produttore mondiale di automobili e di sviluppo di tecnologie. Inoltre, i dazi dovrebbero essere delle barriere per chi deve prendere tempo e recuperare gap tecnologici. Invece, non vedo nessuna strategia in Europa al riguardo. I cinesi hanno guadagnato un vantaggio tecnologico ormai di una decade e i dazi non saranno sufficienti a recuperarlo. Sarà invece fondamentale che l’Europa, con un lavoro sinergico tra istituzioni e imprese investa sulle nuove tecnologie.”

Bio

Michele Crisci. 59 anni, umbro, risiede a Verona da oltre 35 anni. Laureato in Economia e Commercio. Da 30 anni nel settore auto, quasi 10 nel gruppo VW in Italia dove ha ricoperto diversi ruoli di tutta la catena commerciale fino alla Direzione Vendite del marchio Audi. Dal 2001 in Volvo Car Italia, prima come Direttore Vendite poi, dal 2003, Direttore Generale e infine, dal 2006, Presidente e Amministratore Delegato. Dal 2007 al 2021 è stato anche Presidente del Consiglio di Amministrazione della filiale Volvo in Grecia e responsabile di diversi progetti globali per Volvo Car Group. Inoltre dal 2017 ricopre la carica di Presidente dell’UNRAE.

Torna in alto