M. FEDRIGA: “IL SISTEMA DELLE CONFERENZE MODELLO ESEMPLIFICATIVO”

La sfida delle Regioni: sempre più stretta collaborazione nei rapporti tra Stato ed enti locali

L’intervista al Presidente del Friuli-Venezia Giulia e Presidente della Conferenza delle Regioni e della Province autonome

Presidente, all’interno del mondo del trasporto marittimo, infrastrutture, porti e logistica sono fattore abilitante. Come si potrebbero valorizzare di più?

“È essenziale considerare porti, logistica e infrastrutture come parte di un sistema inscindibile. I porti, insieme agli interporti e agli aeroporti, sono i nodi di una rete la cui efficienza è fortemente correlata e integrata. Pertanto, la loro organizzazione deve basarsi su scelte organiche che, partendo dai territori e organizzandosi a livello nazionale, sia competitiva a livello internazionale. Una competitività vitale in un Paese come il nostro con un’economia fortemente proiettata sui mercati internazionali.

I porti e il sistema logistico e infrastruturale, che ad essi fanno riferimento sono poi i centri nevralgici della Blue Economy: un sistema produttivo imprenditoriale complesso ed estremamente vivace nel nostro Paese, che interessa trasversalmente i settori del trasporto turistico e commerciale, del turismo costiero, della cantieristica, della pesca, solo per citarne alcuni. La Blue Economy, come mostrano le statistiche contenute nell’ultimo rapporto dell’Istituto Tagliacarne presentato al Blue Forum di Genova lo scorso anno, rappresenta anche un volano di crescita importante per le zone meno sviluppate del nostro Paese, offrendo occasioni di rilancio anche per le aree più interne.

In questa prospettiva, dunque, è fondamentale ascoltare gli stakeholder, i cittadini, gli operatori e le imprese affinché le istituzioni possano dare risposte idonee alle sfide che la realtà globalizzata ci pone. Noi tutti, istituzioni, politica, società civile, operatori economici, collaborando e tenendo conto della specificità dei diversi ambiti territoriali, dobbiamo costruire un indirizzo strategico e di pianificazione del-
le politiche di sviluppo, in cui gli asset infrastrutturali fondamentali per la crescita della nostra economia possano trovare il proprio ruolo e la propria valorizzazione.”

Qual è il ruolo e il contributo delle Regioni? Quali sono le competenze di cui avrebbero bisogno per una maggiore efficienza?

“Durante il primo Festival delle Regioni a Milano nel dicembre 2022, le Regioni si sono presentate come hub istituzionali territoriali, richiamando il loro ruolo fondamentale nel coordinamento delle politiche territoriali. Un ruolo attribuito dalla Costituzione che, conferendo loro la potestà legislativa concorrente e residuale in molti ambiti, ne riconosce la centralità nelle scelte che devono essere intraprese per garantire lo sviluppo economico sociale e culturale dei territori, nel segno della sostenibilità.
La sfida che si pongono le Regioni oggi è anzitutto quella di una sempre più stretta collaborazione anche nei rapporti con lo Stato e gli enti locali: collaborazione di cui il sistema delle Conferenze ne è il modello esemplificativo. Nessun livello di governo può pensare di essere autosufficiente nel promuovere e attuare le proprie politiche. Sotto il profilo delle competenze è necessario che tutte le pubbliche amministrazioni recuperino il loro ruolo, aprendo un nuovo capitolo che deve vedere, come protagonisti, sia la valorizzazione del capitale umano che l’adeguamento delle competenze. Proprio la valorizzazione della professionalità delle persone chiamate a svolgere incarichi nell’ambito della pubblica amministrazione è fondamentale, affinché l’azione amministrativa sia sempre più efficiente ed efficace.”

In termini di governance, quanto è importante riconoscere l’autonomia, le peculiarità e le differenze delle singole autorità del sistema portuale?

“Quando un ordinamento riconosce ‘l’autonomia’ di una sua articolazione amministrativa lo fa perché ha già considerato l’opportunità e la necessità di tale riconoscimento, al fine di articolare in modo opportuno le risposte che devono essere fornite a esigenze specifiche di collettività, territori, ambiti economici. Nel caso specifico le Autorità di sistema portuale sono enti pubblici chiamati a gestire una parte fondamentale di un sistema connettivo nazionale e internazionale, svolgendo funzioni di elevata rilevanza sia per gli operatori economici sia per i territori in cui si trovano. Ogni autorità è chiamata a valorizzare il sistema portuale di riferimento tenendo conto delle sue peculiarità: a titolo esemplificativo, si pensi a quanto la sola collocazione geografica determini prospettive ed esigenze di sviluppo differenti. L’autonomia è la risposta alla differenziazione, alle specificità, al cambiamento. Per le Autorità un’esigenza poiché operano nella complessità del contesto nazionale e internazionale.”

Parliamo infine di sostenibilità: quali potrebbero essere gli interventi e progetti per ridurre l’impatto ambientale delle attività portuali? C’è un piano condivisibile tra le Regioni interessate?

“I porti in Italia sorgono in contesti urbani secolari ed è chiaro che l’impatto diretto e indotto della loro attività è rilevante. Questo dato si ripete anche a livello europeo dove il 90% dei porti è situato in zone urbane. In questi contesti essi sono responsabili di una quota sostanziale delle emissioni di gas serra, dannose per l’ecosistema e per la salute delle molte persone che vivono in prossimità di queste strutture. Il loro sviluppo quindi deve necessariamente essere affiancato da politiche di tutela ambientale. Questa necessità di combinare la crescita infrastrutturale con una maggiore attenzione all’ambiente è stata sostenuta anche dall’Unione Europea. È necessario individuare un equilibrio affinché la transizione energetica possa rendere competitivi i nostri siti anche dal punto di vista economico. Ovviamente un modello che non tiene in considerazione la sostenibilità economica risulta un modello perdente che inficia anche i risultati del miglioramento dell’impatto ambientale. Non è quindi un caso che il Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano (Pnrr) preveda importanti stanziamenti (270 milioni di euro) per garantire interventi di riduzione dei consumi energetici portuali e aumentarne la sostenibilità ambientale,
soprattutto grazie all’utilizzo di fonti di energia rinnovabili. Con l’obiettivo finale di ridurre del 20% le emissioni di CO2 annue nelle aree portuali. Varie sono le opzioni tecnologiche che possono aiutare
il raggiungimento di tali risultati. Ne sono esempio il cold ironing: soluzione disponibile e tecnologicamente matura, consente la riduzione delle emissioni navali in porto grazie alla connessione alla rete elettrica su terraferma. Le emissioni complessive in porto sono nulle se si alimenta il cold
ironing da fonti rinnovabili. Il Gas Naturale Liquefatto (GNL): i motori GNL si basano su una tecnologia provata e disponibile e mitigherebbero buona parte delle emissioni sia durante le soste in porto che durante la navigazione. Problemi possono derivare dalla logistica piuttosto articolata del GNL, dato che il combustibile richiede serbatoi criogenici e di maggiori dimensioni rispetto ai serbatoi tradizionali. Ancora poco mature le tecnologie legate alle batterie e per la completa elettrificazione dei traghetti; altro discorso per l’idrogeno che sebbene sia un combustibile molto promettente, perché non produce emissioni inquinanti al momento dell’utilizzo, tuttavia, non è prodotto su larga scala e presenta una certa complessità nel trasporto e stoccaggio. Tra le Regioni esiste sicuramente una convergenza di obiettivi, data anche dal dato normativo europeo e nazionale sui limiti di emissioni, ma non un piano vero e proprio
visto e considerato le differenti situazioni in cui gli impianti portuali si trovano. Pensiamo ad esempio all’inquinamento atmosferico: esso è strettamente connesso alle attività antropiche, ma dipende anche
dal contesto geografico in cui è misurato. Non dimentichiamo, comunque, che i porti sono gestiti dalle autorità portuali che, nell’esercizio della propria autonomia e competenza, dovranno interfacciarsi con
Comuni, Province e Regioni per far sì che tra l’attività portuale e il territorio circostante si innesti ‘una collaborazione virtuosa’ non solo sotto il profilo economico e della logistica ma anche ambientale.”

Massimiliano Fedriga. Nato a Verona nel 1980, sposato e padre di due figli, è cresciuto e ha studiato a Trieste dove ha conseguito la maturità scientifica, la laurea in Scienze della comunicazione e un master in Analisi e Gestione della comunicazione. Ha lavorato come responsabile marketing per diverse aziende del Nordest. Nel 2008 viene eletto per la prima volta alla Camera dei deputati e riconfermato alle elezioni politiche del 2013 e del 2018. In Parlamento si è occupato in particolare di Lavoro. Il 29 aprile 2018 è stato eletto Presidente della Regione. Il 26 gennaio 2020 diviene membro del Comitato delle Regioni e successivamente nell’aprile 2021 viene eletto Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Il 3 aprile 2023 viene riconfermato Presidente della Regione per il secondo mandato.

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