L’EUROPA CAPOFILA DELLA NUOVA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Energia e clima: la rotta verso la neutralità

Insieme a Luigi di Marco, Membro del Segretariato di ASviS, per ripercorrere gli obiettivi verso la decarbonizzazione

Dal nuovo quaderno “Obiettivi di sviluppo sostenibile e politiche europee. Verso il patto sul futuro”, pubblicato lo scorso 12 marzo da ASviS, emerge come il mondo guardi alle politiche europee per la sostenibilità come un modello. In particolare, nell’ambito del cambiamento climatico, quali sono gli impegni dell’Unione? Pensiamo, per esempio, alle iniziative verso la decarbonizzazione.

“Credo sia importante mettere in evidenza come ultimamente l’Unione si sia espressa per un rialzo dell’ambizione dei target clima ed energia. Gli Stati membri dell’Ue hanno espresso in sede internazionale e specificamente alla COP 28 di Dubai obiettivi globali che, se riportati in Ue potrebbero essere anche più ambiziosi rispetto al pacchetto ‘pronti per il 55%’ e al RePowerEU, ovvero triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare il tasso medio annuo di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030. Un’adesione fatta dagli Stati membri autonomamente e
d’intesa tra tutti che ha dato seguito alle Conclusioni assunte dal Consiglio dell’Unione Europea del 17 ottobre 2023, in cui gli stessi Stati hanno affermato l’importanza di rendere il settore dell’energia prevalentemente privo di combustibili fossili ben prima del 2050 e l’importanza di puntare a realizzare un sistema energetico globale completamente o prevalentemente decarbonizzato negli anni 2030. Secondo questa posizione, sostanzialmente basata sull’evidenza scientifica come indica il rapporto dell’ESABCC1
del 15 giugno 2023, è necessario un taglio delle emissioni del 90-95% al 2040, indicando quale obiettivo essenziale per mitigare la crisi climatica e perseguire un futuro sostenibile. Mentre la triplicazione di potenza installata in energie rinnovabili è indicata negli studi dell’IEA2 e di IRENA3.”

Guardiamo ora all’Obiettivo 7 dell’Agenda 2030, “assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni”. Qui l’Ue ha messo sul tavolo proposte per la decarbonizzazione del sistema energetico verso la neutralità entro metà secolo: dalla
soglia del 2030 al pacchetto “pronti per il 55%”. Quali sono i target fissati? Ma, soprattutto, siamo nei tempi?

“I target ormai sono fissati in strumenti normativi definitivamente approvati. Sappiamo che il target è di avere un 42,5-45% di rinnovabili nel mix energetico al 2030, e di avere una riduzione del consumo di energia pari almeno all’11,7 % nel 2030 rispetto alle proiezioni dello scenario di riferimento Ue 2020, così che il consumo di energia finale dell’Unione non superi 763 Mtep. Gli Stati membri si adoperano al meglio per contribuire collettivamente all’obiettivo indicativo dell’Unione relativo al consumo di energia primaria pari a un volume non superiore a 992,5 Mtep4 nel 2030. Entro il 2050, poi, dovremo raggiungere la neutralità climatica come abbiamo indicato nelle legge europea sul clima. Con le proiezioni degli obiettivi al 2040, abbiamo fissato in un quadro strategico l’obiettivo di una riduzione nell’utilizzo di fonti fossili per la produzione energetica di circa l’80% rispetto al 2021. Al momento non abbiamo alcun obbligo derivante da strumenti legislativi al 2040 ma un obiettivo chiave per conseguire la neutralità climatica al 2050, tuttavia è importante fissare target temporali anche a medio termine evitando così rinvii e ritardi verso la decarbonizzazione. Ci riusciremo? Certamente, può emergere il dubbio, in particolare rispetto al 2030. Quello che è certo è che ci conviene mettecela tutta pur sapendo che la strada è ancora tutta in salita. Se non prendiamo questa strada il rischio è che anche gli obiettivi al 2040 e al 2050 non saranno raggiunti.

Ma abbiamo dei dati incoraggianti. Per le fonti rinnovabili la relazione sullo stato dell’Unione dell’energia del 2023 ci offre già un quadro positivo: nel 2022 il 39% dell’energia elettrica è stato generato a partire da fonti rinnovabili e nel maggio 2023 l’eolico e il solare hanno superato per la prima volta le fonti fossili nella produzione totale di energia elettrica. Il 2022 è stato un anno record anche per la nuova capacità solare fotovoltaica installata (41 GW), ossia il 60% in più rispetto al 2021 (26 GW) e risultati analoghi sono stati conseguiti in relazione alla capacità eolica onshore e offshore (45% in più di capacità installata rispetto al 2021). Per il risparmio energetico, viene riportato come risultato il dato di fatto che l’Ue ha ridotto la domanda di energia, abbattendo il consumo di gas di oltre il 18% rispetto ai 5 anni precedenti.

Il Piano nazionale integrato clima ed energia dovrebbe entrare nei dettagli necessari affinché vengano impostate le misure necessarie al conseguimento dei risultati. È fondamentale il dialogo sociale e l’attuazione di processi partecipati per lo sviluppo delle misure; un dialogo strutturato multilivello clima-energia è infatti espressamente previsto dalla legge europea sul clima e va messo in atto senza ulteriori perdite di tempo, perché tutto quello che non riusciremo a fare entro il 2030 sarà più oneroso in futuro. E soprattutto rischiamo di arrivare a dei punti di non ritorno dell’equilibrio climatico-ambientale del pianeta. Sono in gioco le nostre speranze di benessere per il futuro.

Se abbiamo la volontà e la capacità di attuare questa transizione a questi ritmi, oltre all’ambiente, ne beneficeranno la nostra bilancia commerciale, con una più ridotta dipendenza dalle importazioni, la nostra resilienza rispetto all’instabilità geopolitica, l’occupazione, se sapremo gestire in
maniera adeguata le transizioni del mondo del lavoro curando lo sviluppo delle necessarie competenze, la crescita economica, con benefici sociali a cascata per tutti attuando il principio di transizione giusta.”

In tema di riduzione delle emissioni e di neutralità climatica, la transizione energetica e i nuovi modelli di mobilità richiedono anche il dispiegamento di adeguate reti infrastrutturali. Quali?

“Prime fra tutte sicuramente le reti ferroviarie. Nella strategia per la mobilità sostenibile al 2030 abbiamo indicato che il trasporto pubblico entro il raggio di 500 km dovrebbe essere a zero emissioni. Pur consapevoli dell’alto livello di ambizione, possiamo dire che sul piano teorico siamo tecnologicamente pronti per questo risultato a condizione, chiaramente, che la rete elettrica sia prevalentemente decarbonizzata. Ed è proprio sulle reti ferroviarie che bisogna puntare, assenti in quelle zone ancora oggi non coperte o dismesse, integrate con altre misure di trasporto anche su gomma, consapevoli che la ferrovia non può arrivare ovunque, valutandone l’economicità e l’impatto ambientale.

Per quanto riguarda le reti di ricarica delle auto elettriche, queste dovranno essere integrate in misura adeguata ai traguardi al 2030 e oltre, in linea con la trasformazione del nostro parco auto, da auto a combustione a elettriche. Da un punto di vista infrastrutturale le ricariche elettriche sono meno impegnative rispetto a quelle ferroviarie; più impegnativa è la trasformazione del parco auto, che va comunque immaginato in futuro come ridotto in numero a favore del trasporto pubblico. Le reti elettriche dovranno essere chiaramente adeguate in vista di dover accogliere una maggior quantità di energia soprattutto da fonti rinnovabili intermittenti. Mentre le infrastrutture dovranno essere integrate in una visione di sistema del bilanciamento domanda-offerta di energia in cui dovranno entrare in gioco come fattori di equilibrio anche i comportamenti di consumo sostenuti dalla flessibilità del costo dell’energia in ragione della maggiore disponibilità di rinnovabili intermittenti in determinate ore del giorno. Su questo è fondamentale mettere a sistema le diverse strategie che con l’Ue abbiamo elaborato: dalle infrastrutture alla strategia per un sistema energetico integrato, alla strategia idrogeno, al piano d’azione europeo per digitalizzare il settore energetico, ai piani d’azione per il solare e l’eolico, e alla regolamentazione dei mercati dell’energia”.

Sempre all’interno dell’Obiettivo 7, facendo capo al riferimento quadro della strategia per una mobilità sostenibile e intelligente, quali sono le iniziative e le proposte legislative verso la decarbonizzazione nel settore trasporti?

“Il pacchetto Pronti per il 55% è stato promosso come il più grande pacchetto onnicomprensivo di iniziative legate all’energia e diversi regolamenti europei approvati; regolamenti che sono da subito vincolanti per i 27 Stati membri. Diversi gli atti legati al settore dei trasporti, in riferimento al quadro della strategia per una mobilità sostenibile e intelligente del 2020, tra cui il nuovo piano per la mobilità urbana (Goal 11), il piano d’azione per aumentare il traffico passeggeri a lunga distanza e transfrontaliera con la ferrovia, le linee guida per lo sviluppo di una rete di trasporto trans-europea, l’estensione della rete ai paesi terzi limitrofi all’Ue, la proposta di direttiva su trasporti intelligenti e intermodalità tra trasporti su strada e modalità diverse (Goal 9). Diverse poi sono le proposte legislative sui trasporti che sono state integrate nel pacchetto pronti per il 55%. Tra questi troviamo diversi regolamenti già approvati: (i) sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi; (ii) sul rafforzamento dei livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle nuove autovetture e dei nuovi veicoli commerciali leggeri che stabilisce l’obiettivo al 2035 di immatricolazione dei soli veicoli nuovi a zero emissioni; (iii) sulla garanzia di condizioni di parità per un trasporto aereo sostenibile (ReFuelEU Aviation) che prevede quote progressive di aumento dei carburanti sostenibili ogni cinque anni dal 2% del 2025 fino al 70% del 2050; (iv) sull’uso di combustibili rinnovabili e a basse emissioni di carbonio nel trasporto marittimo (REFuelEU Maritime) che prevede per le navi di stazza lorda superiore a 5.000 tonnellate che fanno scalo nei porti europei quote progressive di aumento dei carburanti sostenibili ogni cinque anni dal 2% del 2025 fino
all’ 80% del 2050. Infine, la proposta di regolamento per la riduzione delle emissioni di CO2 di autocarri, autobus e rimorchi, su cui è stato raggiunto l’accordo provvisorio tra Consiglio e Parlamento il 18 gennaio di quest’anno per una riduzione delle emissioni del 45% a partire dal 2030, del 65% al 2035 e del
90% dal 2040.”

A febbraio la Commissione ha adottato la comunicazione quadro per gli obiettivi di decarbonizzazione al 2040 “Garantire il nostro futuro – L’obiettivo climatico europeo per il 2040 e il percorso verso la neutralità climatica entro il 2050. Costruire una società sostenibile, giusta e prospera”. Quali sono questi obiettivi? Sono realistici in termini di attuazione?

“La sfida è fare in modo che ciò che non è realistico oggi lo diventi. Come mandare il primo essere umano sulla luna: prima era impossibile, ma poi ce l’abbiamo fatta! La Commissione europea nelle premesse esprime fiducia nel fatto che, come risultato dalla COP 28 di Dubai, anche il resto del mondo si sta rapidamente muovendo sulla strada della decarbonizzazione, accogliendo anche nella dichiarazione finale il livello d’ambizione proposto dall’Ue. Gli obiettivi al 2040 presentati dalla Commissione europea si sintetizzano in un taglio delle emissioni al 90% rispetto al 1990 con una riduzione dell’80% del consumo di energia da fonti fossili rispetto al 2021. La Commissione ci spiega, inoltre, come questa scelta sia la più conveniente, il nostro miglior affare anche in termini di Pil e di occupazione. Ma al di là dei target, non possiamo dimenticarci tutto il sistema che dovrà accompagnare questo processo di decarbonizzazione e quindi portare avanti la nuova rivoluzione industriale. Rivoluzione con al centro la competitività basata su ricerca e innovazione, la capacità di attrarre investimenti, di assicurare la resilienza nelle catene di approvvigionamento delle materie critiche – primarie e secondarie, quelle che ci servono per poter fabbricare materialmente le tecnologie per la produzione delle rinnovabili. Dobbiamo affrontare questa rivoluzione con una visione olistica, puntando sul coinvolgimento partecipativo delle organizzazioni, della società civile, del mondo delle imprese e dei cittadini affinché la transizione sia equa e giusta.”

Luigi di Marco. Referente del Gruppo di lavoro Goal 6-14-15. Dal 1997 al 2006 ha ricoperto incarichi dirigenziali in comuni della provincia di Milano come architetto e urbanista occupandosi di pianificazione
del territorio, lavori pubblici, ecologia e ambiente, salute e sicurezza sul lavoro. Si è poi concentrato sulle politiche locali per lo sviluppo sostenibile e ha trasferito la sua attività professionale anche a Bruxelles
e poi a Roma. Dal 2011 collaborando con Aias (Associazione italiana ambiente e sicurezza) ha svolto attività di studio e divulgazione scientifica sui temi dello sviluppo sostenibile e della responsabilità sociale d’impresa, impegno poi confluito nelle attività dell’ASviS. Per l’Alleanza cura anche la Rubrica Europa e Agenda 2030.


Leggi il terzo numero di WAVE - Smart Mobility Magazine

Smart Ways: DESTINAZIONE NET ZERO - VERSO LA DECARBONIZZAZIONE DEI TRASPORTI”

Leggi WAVE Magazine