LA RIVOLUZIONE DEL PAY PER USE: PAGHI QUANTO USI

La sharing mobility protagonista del nuovo concetto di mobilità sostenibile

Il successo della mobilità condivisa dal 2010 a oggi con servizi di più alta qualità ed efficienza e mossa da politiche di sostenibilità

Quando si parla di città, penso in primis al concetto etimologico della stessa e di come questo nella storia si è evoluto e preso forma in base alle esigenze dell’uomo. Città, dal latino “civitas” come insediamento di abitazioni e di popolazioni che nel corso della storia hanno creato infrastrutture e servizi per soddisfare al meglio le proprie esigenze.

Dal dopoguerra ad oggi le città hanno visto una forte crescita; dapprima, con il boom economico degli anni 60, queste si sono sovradimensionate e sovrappopolate, arrivando poi a diventare metropoli con conseguenti disagi di spazio e inquinamento per chi le vive.

Oggi la “civitas”, dei nostri antenati latini, ha assunto una nuova concezione, quella di “smart city”, città intelligente grazie alle nuove tecnologie, all’innovazione, alla connettività, a nuovi bisogni ed esigenze di vivibilità, legate alla qualità di vita e all’ambiente. In questo contesto di sviluppo la mobilità ha una centralità importante e svolge un cruciale compito per il raggiungimento di un sistema di città, società e ambiente sostenibile ed efficiente.

Le automobili, dagli anni cinquanta in poi, hanno rappresentato il simbolo di libertà, voglia di spostamenti, indipendenza e, perché no, uno strumento per affermare il proprio status sociale. Ma i tempi cambiano e con sé anche le esigenze e la possibilità di garantire la stessa libertà senza dover possedere un’auto con tutti i limiti di spazio e costi che questa comporta, in ambienti urbani ormai saturi di mezzi sempre più gradi e inquinanti.

Nel nuovo millennio, con l’avvento di nuove tecnologie, della connettività costante e ovunque e degli smartphone, anche la mobilità e le esigenze di spostamento sono drasticamente cambiate, incentivate da politiche sempre più restrittive delle amministrazioni comunali, che oltre a disincentivare l’uso dei mezzi privati con zone a traffico limitato, hanno ripensato le proprie città a misura d’uomo e non di auto. 

Il concetto di mobilità sostenibile ha iniziato così ad affermarsi portando con sé nuove regolamentazioni, investimenti in architetture e nuove infrastrutture, mezzi con tecnologie a basse emissioni, implementazione di servizi pubblici per il trasporto persone e merci definendo sempre meglio e affermando la volontà di perseguire obiettivi comuni di città intelligenti.

In questo contesto si è sviluppata una “scienza” che ha posto le radici in tutti i centri urbani; la sharing mobility. Il primo progetto di mobilità condivisa è stato realizzato nel 2010 in Germania da parte di Daimler (Car2Go), che applicando un software alle Smart è stata capace di rendere i mezzi disponibili per tutti e utilizzabili tramite una app scaricabile sugli smartphone nella città di Berlino, pagando solamente per i minuti di reale utilizzo “pay per use”.

Fu un successo. Alla città di Berlino seguirono tante altre importanti capitali europee, stimolando nuove aziende private a intraprendere lo stesso business creando un vero e proprio mercato della sharing mobility. Nel corso degli anni successivi molte altre città e tanti altri operatori hanno creato offerte di mobilità condivisa, stimolandone la domanda. 

A partire dal 2015 la micromobilità è stata oggetto di grande interesse per gli operatori che hanno rivolto i loro investimenti verso mezzi meno ingombranti e leggeri da inserire nelle flotte condivise, dapprima scooter poi biciclette e monopattini.

Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito a una forte speculazione nel mercato della sharing mobility da parte di investitori molto aggressivi, in molti casi animati da logiche di politiche mordi e fuggi, che hanno saturato il mercato dell’offerta portando all’esplosione della bolla speculativa. Da qui si è giunti oggi a un ridimensionamento verso il basso del mercato stesso con l’uscita di tanti operatori e a un consolidamento dei superstiti con una revisione delle flotte dei mezzi e delle città dove operare.

Il prossimo futuro sarà segnato, da un lato da un mercato della domanda in crescita, dall’altro da un mercato dell’offerta gestito da un numero inferiore di operatori che erogheranno servizi di alta qualità ed efficienza, mossi da politiche di sostenibilità non solo ambientale ma anche finanziaria con obiettivi di profittabilità, elemento necessario e sufficiente per rimanere parte attiva del mercato.

Enrico PascarellaB2C Italy Regional Manager Cooltra

Leggi il quarto numero di WAVE - Smart Mobility Magazine

INTERMOBILITA' E SMART MOBILITY

Leggi WAVE Magazine