I nuovi percorsi di mobilità: connessa, integrata, autonoma e cooperativa, green 

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I nuovi percorsi di mobilità: connessa, integrata, autonoma e cooperativa, green 

 

a cura del think thank The Urban Mobility Council 

di Sergio Savaresi, Strada – Politecnico di Milano

Lo studio è stato commissionato da UnipolTech ed è stato possibile grazie ai dati anonimi di UnipolTech

In un mondo che cambia, e le società e i modelli di consumo con esso, è sempre più importante cogliere le nuove opportunità che i nuovi modelli di digitalizzazione offrono a tutti i settori aziendali e industry. Quella della mobilità inclusa. LA digitalizzazione che apre nuovi scenari per lo sviluppo di una mobilità più sostenibile e “verde”, soluzioni a cui le aziende già stanno lavorando; progetti che non rappresentano più un futuro prossimo, ma il presente. 

Un’evoluzione del sistema che va dalle infrastrutture, passa per i veicoli e nuovi modelli di mobilità, e arriva al mondo dei servizi. Evoluzione in cui, quindi, è possibile vedere ad occhio nudo l’interconnessione tra aziende di settori vicini sì, ma mai così legati l’uno con l’altro come oggi. E’ infatti difficile pensare di separare, ad esempio, il tema della guida autonoma con i rischi e le opportunità che il mondo assicurativo deve affrontare, o la transizione verso la mobilità elettrica senza considerare lo sviluppo delle infrastrutture e le ricadute sugli occupati del settore.

Di particolare rilevanza per il settore automotive sono i dati che, grazie a una società sempre più digitale, sono oggi una risorsa preziosa per le aziende. Va sottolineato come la semplice raccolta di dati non sia più sufficiente per i players che ambiscono a offrire un’esperienza e servizi fatti su misura per gli utenti. L’utilizzo dei dati, perciò, implica la raccolta, l’elaborazione, e la risposta tramite l’emissione di output da parte delle aziende, nel rispetto della proprietà del dato, dell’anonimato e della sicurezza dei clienti. 

I dati offrono opportunità non solo per l’ottimizzazione commerciale di un’azienda, ma anche per una comunicazione più mirata verso gli utenti. I dati, trasformati in informazioni, sono lo strumento per intercettare efficacemente le richieste dei clienti e tradurle in soluzioni innovative, per tutti gli stakeholders del settore della mobilità – da chi opera nella realizzazione di infrastrutture a chi propone servizi essenziali e integrativi.  

Tuttavia, sarebbe impossibile parlare di innovazione del settore senza inserirla in una più ampia ottica internazionale. L’Italia ha accolto favorevolmente le istanze provenienti dalle istituzioni e dai movimenti transnazionali del continente europeo e, addirittura, oltreoceano, ed è importante, se non necessario, considerare l’evoluzione del settore verso una mobilità sostenibile all’interno dell’agenda politica-sociale delle organizzazioni internazionali e tra i movimenti della società civile, da cui, di fatto, proviene la richiesta indirizzata ai governi di un approccio più radicale. 

Inoltre, per comprendere l’evoluzione verso la mobilità sostenibile, bisogna necessariamente considerare i pilastri su cui lo sviluppo di modelli rispettosi dell’ambiente si fonda. Sono quattro i punti, convergenti, di declinazione della nuova mobilità – connessa, autonoma, green e integrata. E sono infatti queste le fondamenta su cui la ricerca prodotta dal Politecnico di Milano per la prima edizione del Forum The Urban Mobility Council, il Think Thank promosso dal Gruppo Unipol. Quattro analisi di scenario per rendere sempre più concreto quello che ci aspetta. 

 

  • Connected e Integrated Mobility 

Scenario a cura di Giovanni Miragliotta, Responsabile Scientifico Osservatorio Connected Car & Mobility, Politecnico di Milano

Sono in atto profondi cambiamenti nel settore auto e della mobilità, e gli ultimi mesi hanno dimostrato come ormai nessun attore dell’ecosistema può considerarsi al di fuori di questa “rivoluzione”: nuove strategie e modelli di business basati sulla “servitizzazione” arrivano sul mercato, coinvolgendo sia il veicolo in sé sia l’infrastruttura che lo circonda; cresce la consapevolezza da parte di aziende, Pubbliche Amministrazioni e consumatori, sempre più interessati a gestire da remoto auto e veicoli smart, attivandone servizi e funzionalità avanzate; si espandono le reti di comunicazione V2X (Vehicle-to-everything) e si assiste all’avvio di nuove sperimentazioni in ambito Smart Road, anche nel nostro Paese. Una rivoluzione che va studiata da cinque angolazioni diverse ma complementari: la crisi del mercato dell’auto, le nuove abitudini di mobilità, i benefici abilitati, la propensione alla condivisione dei dati e lo sviluppo di un hub accentratore di dati. 

Numerosi, poi, i trend che si stanno affermando a livello internazionale e che guardano alla sfera del consumatore: l’avanzata di nuove logiche di utilizzo condiviso contrapposte alla proprietà dell’autoveicolo; il cambiamento dello stile di vita e delle abitudini relative agli spostamenti in città; l’avvento dei veicoli elettrici in sostituzione di quelli tradizionali; l’avanzata della micromobilità; la trasformazione del viaggiatore che da conducente dell’auto passa al ruolo di passeggero e che, liberato dalla guida, può dedicarsi alle sue attività. Rispetto a queste tematiche, come si pone il consumatore italiano? Quali sono le sue abitudini di acquisto e le sue priorità? Qual è la propensione alla condivisione dei dati? Quali sono i servizi di Smart Mobility maggiormente utilizzati? Quali gli ostacoli che ne impediscono una più ampia diffusione?

Sicuramente, fattore determinante per la crisi del mercato dell’auto è da attribuire alla pandemia causata dalla Covid-19. In Italia, tra il 2019 e il 2021 le immatricolazioni hanno subito un calo da 1,9 a 1,45 milioni l’anno. Oltre all’impatto, brusco, della pandemia, sono anche altre le cause di questa diminuzione, in particolare la crisi dei semiconduttori, la difficoltà di reperimento di componenti e il rincaro dei prezzi delle materie prime. Infatti, il trimestre 2022 si ferma a 338.000 unità immatricolate, in calo del 24,4% rispetto al I trimestre 2021. 

Da considerare sono poi le nuove abitudini di mobilità. Le intenzioni di acquisto di un’auto stanno cambiando e sono spesso basate su quale fonte di alimentazione prediligere. Per esempio, su un campione di 1000 utenti possessori di patente (sondaggio condotto in collaborazione con Doxa), il 33% sceglierebbe un’auto ibrida, contro il 29% per benzina, diesel o metano. E’ poi importante specificare come sia in corso un incremento nell’utilizzo di veicoli di car sharing, di micro mobilità e del trasporto pubblico, in aumento, rispetto al periodo di pandemia, rispettivamente del 15, 19 e 35 percento.

Sono due i benefici legati a un maggiore utilizzo di servizi car sharing e di micromobilità: il risparmio dei costi, che varia in base alla tipologia di veicolo, e la riduzione di emissioni di CO2, in base al profilo e alle abitudini dell’utente. Ad esempio, secondo i dati rilevati dall’Osservatorio Connected Car & Mobility nel 2020, il risparmio economico annuo usufruendo del car sharing piuttosto che di un’auto di proprietà ammonta al 30% in meno. 

In questo contesto bisogna considerare i temi della privacy e di cybersecurity legati alla condivisione dei dati, in questo caso di guida, per ottenere servizi a valore aggiunto. A questo proposito, il 59% degli utenti, non vede criticità (27%) oppure è favorevole in quanto verrebbero raccolti comunque (32%), secondo le rilevazioni fatte dall’Osservatorio su un campione di 1000 intervistati, nel 2021. Inoltre, il 55% sarebbe disposto a fornire i dati proprio alle compagnie assicurative. 

Infine, è importante ricordare come la Smart Mobility richieda l’integrazione dei dati di tutto l’ecosistema. E’ quindi necessario lo sviluppo di un hub accentratore di dati, in grado di integrarli e rielaborarli per risposte sempre più sofisticate.


  • Autonomous Mobility

Scenario a cura di Sergio Savaresi, Professore di Automazione nei Veicoli, Politecnico di Milano

L’obiettivo della ricerca, inserita all’interno del framework di riferimento a livello regolatorio, sicurezza sulle strade e autostrade, digitalizzazione delle infrastrutture e 5G, è quello di utilizzare gli attuali dati di mobilità dei veicoli circolanti in Italia per predire, progettare ed ottimizzare i modelli di mobilità futuri, lungo le principali direttrici della mobilità elettrica, condivisa e autonoma. In particolare, si vuole, in-primis, valutare quali sono le effettive opportunità di elettrificazione a breve termine, individuando le direttrici di sviluppo più rapide ed economiche. Si vuole inoltre progettare la transizione verso il “Mobility-As-A-Service” (sia con veicoli tradizionali che con veicoli a guida autonoma), cercando il modo più efficace per introdurre questo nuovo modello di mobilità. In entrambi i casi le analisi predittive vengono sviluppate sulla base dell’attuale comportamento dei proprietari di auto private.

Sono quattro gli elementi alla base dello sviluppo di modelli di mobilità futuri: il passaggio da veicoli ad alimentazione fossile a elettrica, da quelli personali a condivisi; vetture da guida umana a guida autonoma attraverso algoritmi, da non connesse a connesse. In particolare, è fondamentale, per effettuare il salto di qualità per una mobilità sostenibile, transitare per la guida autonoma. Una sfida con alla base una tecnologia estremamente complessa che indurrà una rivoluzione nell’industria dell’auto e nel modello di mobilità. A supporto della guida autonoma, è poi necessario sviluppare una rete di connessione per i sistemi di navigazione critici e per servizi a supporto della mobilità, tra cui, per esempio, i servizi assicurativi e di manutenzione predittiva.

 

  • Green Mobility

Scenario a cura di Simone Franzò, Senior Assistant Professor, Politecnico di Milano, Energy & Strategy, Dipartimento Ingegneria Gestionale

Sono lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica urbane e autostradali, l’evoluzione automobilistica tra vecchi e nuovi player al centro dello scenario di mercato che affronterà i temi della decarbonizzazione del settore dei trasporti con un focus sugli obiettivi a livello nazionale e comunitario. Affronterà quindi il mercato della mobilità elettrica in Italia, Europa e nel Mondo passando dalla diffusione dell’infrastruttura di ricarica per veicoli elettrici e concludendo con gli scenari futuri della mobilità elettrica in Italia. 

Tre gli elementi dell’agenda green: la decarbonizzazione del settore dei trasporti, l’evoluzione del mercato della mobilità elettrica in Italia e nel mondo, lo stato di avanzamento dell’infrastruttura di ricarica per i veicoli elettrici in Italia e nel mondo. 

Il settore dei trasporti merita una particolare attenzione in una prospettiva di decarbonizzazione, rappresentando il secondo settore per emissioni di GHG, con oltre 8,2 miliardi di tonnellate di Co2 nel 2018. In Italia, tra il 1990 e il 2019, l’incremento delle emissioni di GHG associate al settore dei trasporti è in controtendenza rispetto alle emissioni complessive a livello europeo e italiano, segnando un +2% rispetto al -24% delle emissioni totali. 

Tra le diverse modalità di trasporto, poi, quello su strada è il più impattante in termini di emissioni di GHG a livello mondiale, europeo e italiano. In Italia, infatti, si attesta al 92,8%. Un dato rilevante, e confortante, è l’aumento sostanziale delle vendite delle passenger car elettriche. In Italia, nel 2021 sono state immatricolate 136.854 autovetture elettriche, segnando un +128% rispetto al 2020. In termini relativi, la quota parte dell’immatricolato elettrico rappresenta un 9,3% del totale registrato; dato in significativa crescita rispetto agli anni precedenti e oltre il doppio dell’immatricolato del 2020 e in linea con l’andamento europeo e mondiale, in cui, rispettivamente, si registrano più di 2,26 milioni di veicoli elettrici e un +108% rispetto al 2020. 

Bisogna poi considerare il livello di diffusione dell’infrastruttura di ricarica pubblica in Italia, in Europa e nel mondo. A fine 2021, si stimano in Italia oltre 26.860 punti di ricarica pubblici, in crescita del 75% rispetto all’anno precedente (in linea con la crescita osservata a livello europeo). Una crescita che, tuttavia, risulta ancora sbilanciata tra normal e fast charge, in favore dei punti di ricarica di tipo fast. A livello mondiale la crescita è del 35% rispetto ai punti installati nel 2020 ed è interessante rimarcare come la Cina sia il leader mondiale per numero di punti di ricarica accessibili al pubblico.

Oltre all’infrastruttura di ricarica pubblica, è da considerare la diffusione di quella privata. In Italia si stimano oltre 24.000 punti di ricarica privati installati nel corso del 2020, più che triplicati, cioè, rispetto all’anno precedente, e di cui più della metà installati nel Nord Italia, seguito da Centro e Sud Italia. Lo stock complessivo di punti di ricarica privati installati in Italia si aggira nell’ordine delle 43.000 e le 46.000 (dati relativi al 2020). 

Come abilitare, quindi, il cambio di passo? E’ possibile attraverso l’evoluzione dell’offerta di veicoli elettrici, lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica ad accesso pubblico, e la promozione di interventi normativo-regolatori abilitanti – tra cui incentivi all’acquisto, alle agevolazioni e all’uso di veicoli elettrici, e un iter autorizzativo connesso all’installazione di infrastrutture di ricarica sul territorio.

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